Questi muraglioni fatti con grossi massi in Pietra d'Istria sono l'ultima opera che resta a memoria delle opere della Repubblica Serenissima prima della sua caduta.
I “Murazzi”, forma italianizzata dell’espressione dialettale “murassi”, cioè grossi muraglioni, fu l’ultima grande opera della Repubblica Serenissima prima della sua caduta ed avevano lo scopo di difendere dalle onde marine l’abitato di Sottomarina e di Pellestrina.
In origine, il litorale era difeso da palafitte rinforzate da sassi e sabbia e poi da una fitta serie di pali in legno chiamati “palàe”. Tuttavia, entrambe le soluzioni erano incapaci di resistere alla furia del mare in burrasca.
Nel 1744 Zendrini iniziò la costruzione dei Murazzi.
Si tratta di muraglioni fatti con grossi massi in Pietra d’Istria, cementati con pozzolana, sopra strati di ciottoli ben compatti e grosse palafitte.
Sono alti 4,5 metri sopra la media del livello del mare, misurano circa un metro di spessore sul ciglio e 14 metri alla base, mentre verso il mare sono difesi da scaglioni. Costarono in tutto 20 milioni di lire venete.
I Murazzi di Pellestrina, lunghi oltre 4 chilometri, sono stati terminati nel 1751, mentre quelli di Sottomarina, lunghi 1.270 metri ma con parecchi tratti oggi demoliti tra cui uno consistente tra la scuola Todaro e l’istituto delle suore Serve di Maria, hanno visto la chiusura dei lavori nel 1770.
La loro funzione cessò tra la fine dell’’800 e l’inizio del ‘900, quando il mare cominciò a ritirarsi formando l’attuale, ma allora inaspettato, arenile, per cui si trasformarono in una sorta di linea di demarcazione tra la vecchia e la nuova Sottomarina, rimanendo ora a circa un chilometro di distanza da quel mare con cui ingaggiarono mille battaglie.
Incisi sulla pietra d’Istria dei Murazzi ci sono dei simboli, cioè delle iscrizioni lasciate dai lapicidi del Murazzo, che cavavano le pietre dall'Istria per portarle in laguna. Essendo pagati a cottimo, lasciavano un loro marchio di riconoscimento, per essere retribuiti. Normalmente le pietre in cantiere venivano posate e levigate nelle parti a vista, ma il Murazzo non era affatto un cantiere convenzionale: le pietre più erano incerte e aspre, meglio si opponevano alla furia delle onde, con fantastico effetto frangiflutto. Per questo sono rimaste intatte le "firme" di questi scalpellini, che neanche 3 secoli di storia hanno potuto cancellare.
Oltre a questi simboli, ci sono anche delle epigrafi in cui venivano scritti quanti “passi” (unità di misura) di Murazzo erano stati fatti rispetto all’anno precedente e, nel tratto più vicino al Forte, i “leoni in moeca” ovvero un leone accovacciato in posizione frontale con le ali a ventaglio simili a quelle di un granchio con le chele aperte (rappresentazione usata quando lo spazio è piccolo come su monete, sigilli e altri stemmi e bassorilievi).
In più possiamo notare la presenza di una casa, in un tratto del Murazzo ancora intero, con uno stile architettonico favorevole alle condizioni che c’erano prima della costruzione dei Murazzi, ovvero questa casa ha solamente una finestra nel lato che prima si affacciava sul mare, grazie a questo si può dedurre che la costruzione dei Murazzi per impedire l’avanzamento del mare ha modificato il territorio.
Titolo: I Murazzi Autore: ideatore: Vincenzo Maria Coronelli; costruttore: Bernardino Zendrini Anno / Periodo storico in cui è stata costruita: progettati nel 1716, inizio cantiere 24 Aprile 1744 - completati 1782 Cosa accadeva altrove in quel periodo: Rivoluzione Industriale e Rivoluzione Americana Funzione del monumento: proteggere dalle onde del mare e della laguna le case Materiali usati: pietra d’Istria, pozzolana. Misure: 2,6 km (da Piazza Todaro a Forte San Felice)